Addio a Google plus il social di Big G
In questi giorni tanti utenti con un profilo o una pagina aziendale sulla piattaforma Google+ stanno ricevendo una email a conferma di quanto anticipato a Dicembre 2018, il social chiuderà definitivamente.
Facendo un passo indietro per verificare la comunicazione ufficiale rilasciata il 10 Dicembre 2018 si può notare la difficoltà e l'imbarazzo nel gestire il bug che ha interessato una API di Google+ e coinvolto i dati di circa 52 milioni di utenti.
Gli scenari da analizzare sono diversi, dalla sicurezza, all'affidabilità, all'utilità che questa piattaforma ha nel contesto attuale, nata per contrastare il fenomeno Facebook si è rivelato un flop clamoroso.
Cosa sono le API
Le API sono straordinarie lo affermava Albert Einstein "Se l'ape scomparisse dalla faccia della terra, all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita" riferendosi al mondo reale, e le API sono diventate fondamentali anche nel mondo virtuale.Per capire le API partiamo dal suo acronimo che sta per Application Programming Interface, di fatto è un'interfaccia di programmazione. Questa definizione per chi non ha mai sviluppato una riga di codice non vuol dire ancora niente.
Provo a spiegare il concetto semplificandolo al massimo e prendendo come riferimento la creazione del pane e dei sui processi.
Fornaio di altri tempi
Immaginiamo che una volta si partiva dall'essere coltivatore di un pezzo di terra, dovendo procedere con la semina e l'attesa si arrivava al momento del raccolto. La fase successiva consisteva nel trasformare quel raccolto in una polvere macinata con determinati macchinari e l'aiuto di mulini alimentati da animali o agenti naturali. Una volta ottenuta la farina si poteva aggiungere l'acqua e creare l'impasto da cuocere. Doveva occuparsi della gestione della temperatura e tempi di cottura ideali fino ad ottenere il pane da mangiare.Fornaio moderno
Ora immaginiamo il fornaio nella nostra epoca, dove compra la farina già pronta in un sacco, ha bisogno solo di aggiungere acqua e metterlo al forno dove basterà premere un pulsante che imposterà tempi di cottura e temperatura ideali per la cottura dell'impasto e ottenere il pane da mangiare.Come si vede nel primo esempio il processo non è semplice, richiede tempo, conoscenza in diversi ambiti, una preparazione accurata e non è la vita che potevano fare tutti.
Mentre la vita del fornaio moderno, sempre in modo semplicistico è molto più facile rispetto al passato, immaginiamo a questo punto che le API siano il sacchetto di farina pronto, di cui il nostro fornaio ignora la semina, la provenienza e la macinazione, cosi come ignora cosa la procedura dietro al pulsante che una volta premuto consente una cottura a tempi e temperatura perfetta.
Le API in pratica semplificano la vita di chi vuole realizzare un progetto, utilizzando le API per determinati processi si ottimizzano i tempi di realizzazione senza perdere tempo in ragionamenti e codici complessi che non sono alla portata di tutti
Le API sono state largamente conosciute con lo sviluppo delle APP per smartphone, molto è dovuto alla presenza di porzioni di codice già pronto che il "programmatore" deve solo prendere cosi come è fatto e pensare solo alla grafica o servizi aggiuntivi.
Per esempio una rubrica da scaricare direttamente da itunes per il mondo apple o play store per il mondo android che consente di sincronizzare i contatti del telefono con la rubrica dei contatti presenti nel proprio account Gmail, sta usando una chiamata API. Offre la possibilità a chi ha sviluppato l'APP di semplificare la vita dell'utente nell'avere in un unico strumento dati di altre piattaforme.
Le API nel caso di Google+ hanno permesso agli sviluppatori di integrare alcuni servizi direttamente connessi alla piattaforma, cosi come fanno con tutte le altre applicazioni di Google.
Il mondo di Google
Google non è la prima nell'affrontare la concorrenza creando alternative per attrarre il pubblico, ma spesso queste alternative si scontrano con un concetto che sta alla base dell'esperienza d'uso, la facilità per un utente di interagire con gli altri e comunicare in modo facile e intuitivo.Le modifiche e i cambiamenti che Google ha messo in atto per Google+ sono state numerose, ma molti hanno sempre ritenuto che Google crei quasi volontariamente dei percorsi ad ostacoli per consentire di gestire i dati e i contenuti.
Non bisogna sottovalutare Google immaginando che sia solo un motore di ricerca, dietro c'è un mondo intero fatto di programmi, applicazioni, professionali e private (scorri fino in fondo) da capogiro, il problema a mio avviso è la difficoltà che si riscontra nell'interoperabilità di ogni servizio proposto che sembra chiuso e blindato ma sotto lo stesso cappello. Fino a poco tempo fa era necessaria una login diversa per ogni servizio ed era veramente difficile lavorare in un contesto simile, ora le cose stanno cambiando con un notevole sforzo da parte di Big G.
I clienti di G Suite
Mentre il comunicato conferma la chiusura delle pagine personali e aziendali e informa quali API saranno chiuse smettendo di funzionare a partire dalla fine di Gennaio 2019, allo stesso tempo Big G sembra timidamente affermare che per i clienti G Suite la piattaforma subirà dei cambiamenti, nel look e nelle funzionalità.Quindi è probabile che a breve vedremo rinascere dalle ceneri la piattaforma che non vanta di popolarità a vantaggio di nuovi servizi professionali. Potrebbe essere una buona notizia per chi ha nel proprio piano editoriale una sezione dedicata alla pubblicazione sul social Google+ e dovrà fare modifiche per seguire le novità che Big G introdurrà.
Il piano editoriale per la comunicazione
Quando un'impresa decide di essere online con un proprio sito web e un canale social capisce presto di aver bisogno di un piano editoriale. Non servono strumenti altamente tecnologici per creare un piano editoriale, bastano pochi strumenti in grado di soddisfare le esigenze iniziali che poi subiscono una naturale evoluzione nel tempoQui ho riportato un riepilogo sugli aspetti base per costruire un piano editoriale ovviamente alla base deve esserci sempre una strategia. Che motivo hai di essere presente su una piattaforma piuttosto che in un'altra? Le risposte non sono tutte uguali e partono tutte da una base comune: dipende.
Dipende dalla strategia, se il cliente ha bisogno di aumentare la visibilità, di migliorare il posizionamento del suo prodotto o servizio, se vuole mostrarsi con un nuovo abito ai suoi clienti consolidati e acquisirne dei nuovi. Essere social non vuol dire solo essere online su una piattaforma.
Qui puoi trovare un elenco di corsi di formazione per individuare le strategie di comunicazione aziendaleo se preferisci posso affiancarti in un processo nel digital coach.
Se prendiamo ad esempio Google+ l'utilità anche se mai confermata ufficialmente da Big G era quella di ottenere un buon posizionamento nei risultati di ricerca per mostrare il profilo social aziendale o personale grazie ai contenuti condivisi.
Ma oltre a questo la piattaforma almeno nel contesto europeo non ha prodotto risultati straordinari di interazione tra gli utenti. Aziende importanti hanno inizialmente usato la piattaforma social di Google+ per poi abbandonare il progetto e concentrare le proprie risorse umane ed economiche altrove.
Conclusione
La comunicazione di chiusura di Google+ ma anche la timida apertura ad uno scenario aziendale dell'uso del social fa aumentare la curiosità per una nuova strada che Big G vorrà intraprendere per far fronte immagino ad una concorrenza nei confronti di LinkedInAttualmente LinkedIn è la piattaforma presente a livello globale che ha un uso e un concetto alla base molto diverso da Facebook e non tende a fargli concorrenza in quanto viaggia con un progetto dedicato ai professionisti. Microsoft forse ha trovato la gallina dalle uova d'oro acquistando la piattaforma social pronta e funzionante.
Sono in grado di erogare corsi di formazione per l'uso delle piattaforme social Facebook e LinkedIn
Se hai dei dati che vuoi recuperare segui questa guida per scaricare tutti i tuoi dati da Google+ e ricorda che dal 2 Aprile 2019 tutti gli accessi verranno chiusi.
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